Nell’articolo precedente “La storia del doppiaggio italiano tra fallimenti e successi (parte 1)” abbiamo iniziato a raccontarvi la storia del doppiaggio italiano. In questo articolo vi raccontiamo il resto.

Dai primi esperimenti di doppiaggio all’inizio della sua pratica

Il primo esperimento di doppiaggio vero e proprio arrivò nel 1929 quando il montatore della Fox, Louis Loeffer, e l’attore Italo-americano Augusto Galli decisero di doppiare una scena del film “Maritati a Hollywood”. Anche in questo caso il risultato fu deludente ma diede la consapevolezza che si poteva fare e aprì le porte alla soluzione definitiva per arrivare al mercato italiano.

Per prime la MGM e la Fox, seguite da altre major, assunsero attori italo-americani o emigrati negli Stati Uniti per poter doppiare i film da mandare sui grandi schermi italiani.

I primi studi di doppiaggio all’estero

Nacque l’esigenza di studi di doppiaggio, luoghi specializzati per questa pratica.

La Paramount allora decise di buttarsi nell’impresa e creò in Francia il primo vero e proprio stabilimento dedicato esclusivamente al doppiaggio delle proprie pellicole. Qui si reclutavano gli attori di ogni paese europeo per registrare le varie edizioni dei diversi film: il primo di questi fu “Il Dottor Jekyll” di Rouben Mamoulian, con Fredric March doppiato dall’attore teatrale e speaker radiofonico Olinto Cristina.

Le limitazioni imposte dal Fascismo e la nascita dei primi studi di doppiaggio in Italia

Nel 1932 il regime fascista impose che la pratica del doppiaggio fosse eseguita in Italia, escludendo ogni pellicola che venisse doppiata al di fuori dell’Italia.
Nacque l’esigenza di studi di doppiaggio con sede in Italia. Foto Vox, Italia Acustica e Fono Roma furono i primi tre stabilimenti dediti unicamente al doppiaggio delle pellicole estere.
Tra questi, Fono Roma divenne il principale studio di doppiaggio perché riceveva sostegno dalle più grandi major americane (20th Century Fox, Paramount e Warner Bros.) che gli affidarono direttamente le edizioni italiane delle proprie pellicole.

La nascita della scuola di doppiaggio italiana

Attori teatrali e cinematografici come Ugo Cesari e Tina Lattanzi continuarono a lungo nell’attività di doppiatori, ponendo le basi per una vera e propria scuola di doppiaggio italiana, invidiata in tutto il mondo.la-nascita-del-doppiaggio-italiano


La poca esperienza iniziale con i mezzi tecnici (si lavorava al buio e senza guida sonora) e le censure attuate dal regime fascista non riuscirono ad impedire al doppiaggio di affermarsi come parte integrante della cultura cinematografica italiana.

Tantissimi furono i doppiatori che negli anni ’30 contribuirono alla diffusione del doppiaggio in Italia e diventarono delle voci familiari e riconoscibili per tutti gli spettatori italiani, tra questi: Miranda Garavaglia Bonansea (particolarmente nota per essere stata la voce italiana di Shirley Temple e Marilyn Monroe), Sandro Ruffini, Andreina Pagani.
Tuttavia – nonostante verso la fine degli anni ’30, si doppiassero sia i film stranieri sia quelli italiani – dove le voci degli attori venivano sostituite con quelle dei doppiatori – il mestiere del doppiatore fu lasciato quasi totalmente nell’ombra. Basta pensare che i loro nomi erano esclusi nei titoli di coda delle pellicole.

Il doppiaggio nel secondo dopoguerra

Terminato il secondo conflitto mondiale, tornò il desiderio di riprendere una vita normale.

Le sale cinematografiche riaprirono e iniziarono ad accogliere tutte le pellicole (specialmente le pellicole americane) che non erano state distribuite durante gli anni della guerra. Ci si ritrovò con un numero incredibilmente elevato di film da doppiare e distribuire.

Fu questa l’occasione in cui ci si rese conto del peso artistico dei doppiatori italiani.
Fu così che questi crearono la Cooperativa Doppiatori Cinematografici (CDC) con lo scopo di raggruppare le storiche voci del periodo precedente al conflitto, garantire la possibilità di associare la voce di un particolare doppiatore ad un particolare attore e assicurare garanzie sulla continuità del lavoro.
In diretta concorrenza con la CDC nacque l’Organizzazione Doppiaggio Italiano (ODI), proponendo principalmente voci nuove e non necessariamente simili all’attore madrelingua.

Considerando quindi che la ODI voleva prendere quella parte di mercato che non voleva identificarsi con le stesse identiche voci del passato, di fatto non era una diretta concorrente della CDC. Di fatto la competizione fra le due era una “competizione amichevole”: in base alle loro esigenze, le varie case di produzione decidevano di affidarsi all’una o all’altra.

L’epoca moderna del doppiaggio

Dopo quarant’anni, le major decisero di cambiare e affidarsi per il doppiaggio dei loro film al libero mercato delle voci ma nonostante questa scelta alcune associazioni come la CDC (diventata Sefit CDC) continuarono a essere comunque di riferimento.
Cominciarono a ricercare professionisti in grado di essere efficaci e aderenti al personaggio non solo per la somiglianza del timbro con quella dell’attore. Gli attori dovevano avere uno stile più pulito e raffinato di quello “sporco” dell’originale e dovevano dedicare particolare cura particolare alla dizione.

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Glauco Onorato, la voce di Bud Spencer

Viene anche sospesa la pratica dei ri-doppiaggi di pellicole nostrane, nonostante molti attori fossero diventati famosi proprio grazie alle voci dei doppiatori italiani: è quanto ad esempio era accaduto alla coppia Bud Spencer e Terence Hill, che avevano rispettivamente le voci di Glauco Onorato e Pino Locchi.

I doppiatori italiani ricevono il riconoscimento che meritano

Altra svolta positiva: finalmente il ruolo di doppiatore ora venne ufficialmente riconosciuto e le voci italiane appaiono anche nei titoli di coda con i relativi crediti ed è riconosciuta come una vera e propria professione facente parte del mondo dello spettacolo.
Nonostante i vari problemi che si possono riscontrare tuttora in determinate produzioni, la qualità del doppiaggio italiano resta altissima. Probabilmente, la migliore al mondo, che ha permesso a buona parte della popolazione di godere di un media importante come il cinema in maniera chiara e comprensibile.

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